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"Media Aetas - Sancti Victoris"
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La Chiesa di San Nicola
Le foto di questa pagina sono precedenti i recenti lavori di restauro della Chiesa.
A lavori ultimati le immagini saranno aggiornate.
La Chiesa di San Nicola sorge nel luogo anticamente denominato “borgo de li Greci” e la singolarità della sua posizione consiste nel fatto che si trova al di fuori della cinta muraria del castrum così come lo conosciamo. L'edificazione di questo edificio è dovuta, probabilmente, alla presenza di una massiccia colonia di greci stanziata sul territorio, che aveva costituito un vero e proprio agglomerato urbano di discrete dimensioni a seguito della loro capillare diffusione nei territori dell’Abbazia. La denominazione dell’attuale via Greci è testimonianza diretta della presenza di quel borgo. La devozione a San Nicola è un'ulteriore prova della presenza di greci, o meglio, di popolazioni legate alla cultura bizantina presso la quale era molto presente la devozione verso il Vescovo di Myra.
Sulla data di costruzione della chiesa non si hanno notizie, viene menzionata per la prima volta nel Regestum II Thomae Abbatis (1285-1288) e la troviamo ancora nominata nel Registruum Censium et Confinium del 1377 conservato nell’Archivio di Montacassino.
La chiesa misura circa 27 metri di lunghezza, 11 metri di larghezza e quasi 7 di altezza. Il campanile è alto circa 24 metri con i lati di 4 metri ciascuno. Al suo interno, la struttura originaria si presentava a navata unica, con un atrio all’ingresso ormai scomparso. Successivamente furono aggiunti due corpi laterali, la navata destra tuttora visibile e che presenta un significativo ciclo di affreschi, e uno a sinistra non più rintracciabile che doveva comunicare con la navata centrale mediante una porta. Adiacente la chiesa vi era un cimitero.
I bombardamenti della seconda guerra mondiale misero a dura prova la capacità di resistenza della struttura e l’edificio risultava gravemente compromesso alla fine del conflitto. Una serie di interventi realizzati nel secolo scorso sono stati provvidenziali e hanno preservato il pregevole ciclo di affreschi presenti nella chiesa. Si tratta di pitture la cui realizzazione spazia dall’XI al XIV secolo, opere di pittori benedettini nelle quali sono stati riscontrati i cosiddetti “modi giotteschi”, ipotizzando che la lezione del grande maestro possa essere giunta fino a San Vittore grazie ad alcuni discepoli che avrebbero attraversato il territorio passando per Napoli.
Molti affreschi sono andati perduti e di altri restano solo le sinopie, ma nonostante questo il ciclo pittorico sopravvissuto è ancora oggi molto interessante. Partendo dalla parete destra, subito dopo l’ingresso, sono riconoscibili le figure di San Luca e San Giovanni Battista. Sul primo arcone della navata destra sono visibili un Cristo giudicante affiancato dalla Madonna e ancora da San Giovanni Battista.
Sulla parete di sinistra sono visibili un santo, identificato con San Cristoforo, San Pietro e San Nicola a cui è dedicata la chiesa.
Gli affreschi dell’abside sono andati quasi del tutto perduti ad eccezione di pochi frammenti in cui è riconoscibile un Cristo ed altre figure non identificate.
Ma è nel lato destro della chiesa che è presente il ciclo pittorico meglio conservato e più interessante. Pregevolissima è la rappresentazione delle sette opere di misericordia corporale: “dar da mangiare agli affamati” – “dar da bere agli assetati” – “visitare gli infermi” – “vestire gli ignudi” – “ospitare i pellegrini” – “visitare i carcerati” – “seppellire i morti”. Di questo ciclo si conosce la datazione approssimativa poiché l’opera, secondo un’iscrizione, fu commissionata nel XIV secolo dall’allora rettore della chiesa Nicola da Guererio. Insieme a questo ciclo di affreschi troviamo quello dedicato al martirio di Santa Margherita di Antiochia. Si parte dall’incontro della Santa col governatore pagano, passando per la testimonianza della sua fede cristiana innanzi al governatore stesso, fino ad arrivare alla scena in cui la Santa percuote con un martello il demonio, rappresentato in un quadro successivo con fattezze mostruose, e alle scene della sua prigionia, della flagellazione, dell’immersione in una caldaia bollente e alla decapitazione. Sempre sul lato destro troviamo una scena dell’Annunciazione davvero molto bella.
Da segnalare inoltre, una pittura ormai quasi scomparsa che si trova sul lato sinistro, subito accanto all’ingresso. Si tratta di uno stemma che si pensava scomparso. Siamo andati a cercarlo e sebbene in condizioni molto precarie si trova ancora lì. Non è uno stemma qualsiasi ma quello della famiglia Orsini. Si notano infatti la bande oblique e la rosetta abbottonata in capo allo stemma. La rilevanza di questa sinopia è data da due fattori: innanzitutto, perché è lo stemma “originario” della famiglia Orsini, privo cioè dell’anguilla serpeggiante che fu aggiunta solo in seguito, quando gli Orsini inglobarono il feudo di Anguillara; secondo, perché dagli archivi di Montecassino risulta che un Angelo III Orsini fu Abate dal 1362 al 1365 e dunque è lecito ipotizzare che alcuni affreschi siano stati commissionati da lui. Questo aspetto fornisce la datazione più precisa di cui siamo oggi a conoscenza.